Raperonzolo disegno di FRA XD |
Mia madre, per coccolarci o
solo per farci trascorrere più serenamente alcune ore, amava raccontarci le
favole. Quando ci raccontava la favola di Raperonzolo dei fratelli Grimm, io mi
rabbuiavo, perché non capivo come si potesse amare così tanto una rapa da
accettare, per averla, di poter effettuare
uno scambio così importante: rape a volontà a condizione di cedere il proprio
primogenito. Potenza delle fiabe.
Cima di rapa da riplulire |
Sono trascorsi gli
anni e ho imparato a conoscere le varie differenze tra:
- rape: il classico tubero;
- raperonzolo: pianta
erbacea spontanea, il cui nome deriva dal latino e
significa piccola campana, proprio perché il
suo fiore blu o lilla ha la forma di una campanella;
- cime di rapa:
pianta annuale di cui si consumano le infiorescenze e le foglie più tenere.
Detto questo torniamo alle
cime di rapa.
Purtroppo è ormai
inevitabile: quando inizia la stagione delle rape mi torna in mente la
filastrocca che mi canticchiava mia madre, ed io mentre le preparo canticchio a
mia volta:
-"Raperonzolo,
Raperonzolo, butta giù il tuo codonzolo";
la strega veloce afferrava la lunga treccia, vi si issava, arrivava alla finestrella ed entrava da
Raperonzolo.
- Un bel strano modo il mio di approcciarsi a preparare una ricetta.
-
Le cime di rapa sono entrate
nella mia vita quando ero già adulta, questo è sempre stato un cibo non usuale
nella mia famiglia di origine; noi, lombardi da generazioni, non eravamo
avvezzi al loro consumo: troppo lontani i gusti e le abitudini. È stato il mio
inserimento nella cultura pugliese che mi ha avviata al consumo di questa
pianta.
Perché ne avevo sentito parlare così poco fino a quel momento? Presto detto; la Puglia è una delle poche regioni, con il Lazio e la Campania, che ne producono abbondantemente; perlomeno fino a quando la grande distribuzione non ne ha permesso la conoscenza e diffusione.
Anche il gusto non è tra i più semplici: piace o non piace; è un sapore piccantino e allo stesso tempo amarognolo che le definisce immediatamente.
Perché ne avevo sentito parlare così poco fino a quel momento? Presto detto; la Puglia è una delle poche regioni, con il Lazio e la Campania, che ne producono abbondantemente; perlomeno fino a quando la grande distribuzione non ne ha permesso la conoscenza e diffusione.
Anche il gusto non è tra i più semplici: piace o non piace; è un sapore piccantino e allo stesso tempo amarognolo che le definisce immediatamente.
A proposito del loro sapore,
c'è un consiglio contadino che invita a consumare le cime di rapa dopo la prima
gelata, perché solo allora diventano più dolci e più tenere. È bene tenere
sempre conto dei detti popolari, hanno sempre una loro valenza.
Cimetta di rapa con i fiori |
Delle cime di rapa si utilizzano solo i fiori ancora non sbocciati, ben sodi e verdi; le foglie più piccole, sode, integre, tenere e verdi; parte del fusto carnoso vicino all'infiorescenza. Da questo si deduce che lo scarto è notevole a volte anche più del doppio del prodotto edibile, quindi al momento dell'acquisto tenetene conto.
In questo piatto amo avere
una buona quantità di verdura, in modo da poterla assaporare insieme alla
pasta. Come tutte le verdure cotte,
anche le cime di rapa in cottura si riducono notevolmente.
Dopo aver eliminato le parti
che non servono, lavo le cime di rapa più volte in acqua fredda, mi accerto di aver sciacquato tutta la terra di cui possono ancora essere
sporche e procedo alla cottura.
Ci sono due metodi di
cottura
1.
cuocendo contemporaneamente la verdura
insieme alla pasta;
2. cuocendo
prima la verdura, scolandola senza buttare l'acqua e nella stessa acqua cuocere
successivamente la pasta.
Un
tocco gradevolissimo è dato spolverando il piatto ultimato con della mollica di
pane soffritta. Questo nei tempi passati veniva fatto per insaporire
ulteriormente la pietanza. La ricetta prevedeva l'aggiunta di pecorino o cacio ben stagionato, ma non
tutti, a quell'epoca, potevano sempre
permettersi il formaggio. Le massaie si
ingegnarono con il pane e l'olio che avevano in casa creando questo “pane
fritto” che completava il piatto e,
detto tra noi, io lo preferisco di molto ai formaggi.
Orecchiette e cime di rapa (dosi per 4 p.)
600 gr di cime di
rapa pulite
400 gr di orecchiette
fresche
60 gr di olio di
oliva extra vergine
1 spicchio d'aglio
2 filetti di acciuga
sotto sale o sott'olio
peperoncino piccante
(dipende dai gusti la quantità)
trito di mollica di
pane casereccio leggermente raffermo (facoltativo)
Sciacquo bene le
acciughe, le sfiletto togliendo la spina centrale e le spezzetto.
Dopo aver ben mondato
e lavato la verdura, pongo sul fuoco una capace pentola con acqua salata che
porto a bollore.
Orecchiette e cime di rapa in cottura |
Aggiungo la verdura, faccio riprendere bollore e aggiungo le orecchiette. Porto a cottura, all'incirca 12-15 min. Scolo molto bene perché la verdura trattiene parecchia acqua.
olio, aglio, acciughe e e peperoncino piccante |
Mentre la pasta
cuoce, in una larga padella metto l'olio, un peperoncino piccante, lo spicchio d'aglio tritato e l'acciuga
. Prima che la pasta sia completamente cotta, metto a scaldare a fuoco moderato
l'olio aromatizzato con aglio, acciuga e peperoncino, facendo attenzione a non
far bruciare l'aglio.
Olio e aromi mentre rosolano |
Preparo anche la mollica di pane tostata. In un tegame metto un po' di olio lo lascio scaldare e aggiungo il pane. Lo faccio rosolare fino a farlo diventare dorato.
Pane fritto |
Quando l'olio è pronto aggiungo la pasta e le verdure, le spadello per far insaporire bene. Porziono nei piatti e aggiungo una cucchiaiata di pane soffritto.
Alla prossima
Ciao
piatto della tradizione, non la mia, ma comunque una che vale la pena di inneggiare!
RispondiEliminaHai ragione, una volta provate ci si ricasca. Grazie per esserti fermata. Ciao
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