mercoledì 27 novembre 2013

Girocollo in oro e corallo





        
 Questo è il lavoro più prezioso e pertanto anche più impegnativo che finora ho fatto. Più impegnativo perché il materiale che ho usato è l’oro. Prima di iniziare avevo molto timore; lavorare con un metallo così prezioso comportava evitare al massimo ogni spreco e quindi errori quasi zero. Un altro dubbio era il non sapere come l’oro avrebbe reagito tra le pinze…. troppo tenero? si rompe? si ammacca? ...? Quanti interrogativi. Per fortuna dopo i primi avvolgimenti mi sono sentita a mio agio anche con questo nuovo materiale e verso la fine non pensavo quasi più che era così prezioso. Quando ho terminato però ho tirato un gran sospiro di sollievo e di soddisfazione.
Questo è il risultato, perle di corallo avvolte con la tecnica a rosario tra pezzetti di catenella.

È una semplice catenina ma di gradevole effetto sia con abiti estivi che invernali.

Girocollo con un piccolo airone di carta




lunedì 25 novembre 2013

Ragù o sugo con carne


Tagliatelle all'uovo con ragù


Oggi presento una ricetta facile facile; perché la posto se è così facile? Presto detto, ho avuto per questa ricetta varie richieste e chiarimenti allora per accontentare tutti eccola qui.☺

Da non confondersi con il più rinomato ragù bolognese. Questo è il classico condimento delle paste asciutte, del condimento delle lasagne o della pasta al forno; è quello che occorre per dare sapore e colore con un buon contenuto di liquido quando occorre  un’ulteriore cottura,  ideale per  poter  far saltare la pasta nell’intingolo. Ottima anche per essere consumata come salsa per la pasta, semplicemente così com’è,  accompagnato da una generosa pioggia di parmigiano.

Presento la ricetta con la carne macinata, però lo si può fare anche con pezzi più o meno piccoli  di carne con o senza osso. Particolare della mia città: il sugo è fatto, per tradizione,  con pezzi di carne di cavallo tratti dalla pancia e/o anche con bistecche ridotte ad involtino, ma non viene disdesgnata nemmeno la carne di ovino, che conferisce al sugo un particolare gusto e aroma.

Ragù

venerdì 22 novembre 2013

Pettole


La banda musicale per le vie di Taranto (Foto tratta da "Taranto Buona Sera")


Il giorno di S. Cecilia è un  giorno particolare per Taranto e per i suoi abitanti. All’alba ci si  sveglia al suono delle note intonate dalla Banda musicale  il "Complesso Bandistico Lemma città di Taranto".   È  una consuetudine ormai radicata da molti anni, proprio per onorare la Santa protettrice dei musicisti. La banda percorre le strade della città suonando le  pastorali scritte da musicisti tarantini. È un ricordo dei pastori che, durante la transumanza, scendevano con i loro greggi  dal lontano Abruzzo  fino alle nostre terre. Durante il loro tragitto si accompagnavano con i tipici strumenti musicali:  zampogne, cornamuse, ciaramelle. Arrivati nella città si avventuravano tra i vicoli suonando i loro strumenti ed  in cambio della loro musica ricevevano del cibo: delle frittelle ottenute dalla pasta del pane, arrivate a noi  come “Pettole”
A tal proposito ho rinvenuto una leggenda sull’origine delle pettole:
 Il giorno di Santa Cecilia,  una donna si alzò come di consueto, per preparare l'impasto per il pane. Mentre l'impasto lievitava sentì un suono di ciaramelle, si affacciò e vide i zampognari che arrivavano. Come ipnotizzata da quella melodia scese per strada e si mise a seguire i zampognari per i vicoli della città.
Quando tornò a casa si accorse che l'impasto era lievitato troppo e non poteva più essere usato per il pane, e che nel frattempo anche i suoi figli si erano svegliati e reclamavano la loro colazione.
Senza lasciarsi prendere dalla disperazione, la donna mise a scaldare dell'olio e cominciò a friggere dei pezzettini di pasta che nell'olio diventavano palline gonfie e dorate che piacquero molto ai suoi figli, che con la loro tipica curiosità le chiesero: "Mà, come si chiaman'?(Mamma, come si chiamano)"- e lei pensando che somigliavano alla focaccia ( in dialetto detta "pitta") rispose: "pettel'" (ossia piccole focacce).
Non ancora soddisfatti i figli chiesero: "E 'cce sont? (e cosa sono?)" - e lei vedendo che erano molto soffici rispose: "l' cuscin' du Bambinell" (i guanciali di Gesù Bambino).
Quando finì di friggere tutto l'impasto, scese per strada coi suoi bambini, felici e satolli per offrire le pettole ai zampognari che con la melodia delle loro pastorali avevano reso possibile quel miracolo.

 Certo la leggenda a volte travisa la realtà, ma una cosa è certa, le donne di casa si alzavano sempre prestissimo e a forza di braccia impastavano  acqua e farina  con l’aggiunta di un pezzetto di lievito ottenuto dalla  pasta cresciuta dell’impasto precedente. Era consuetudine, tra vicini scambiarsi il crescente al momento  di impastare, in dialetto  “u luat”. Non era difficile sentire di prima mattina, proprio in concomitanza della panificazione, odore di fritto: le mamme preparavano, con lo stesso impasto  del pane, delle frittelle per la colazione dei loro piccoli.
Una cosa importante: è in corrispondenza con questa festa che iniziano, nella zona, i preparativi per il Natale: qui l’Avvento inizia per S. Cecilia. 
Naturalmente le pettole non si preparano solo per  S.Cecilia, ma ricorrono per tutto il periodo Natalizio, scandendo le giornate di festa; l’Immacolata, le vigilie (Natale e Capodanno) quando tutti i familiari  e amici si  riuniscono in una grande tavolata.

La ricetta è davvero molto  semplice e con pochi ingredienti; sicuramente molto vicina a quella del pane.
 
Pettole e pettole dolci con vincotto

lunedì 18 novembre 2013

Confettura di mele cotogne


Mele cotogne



La mela cotogna è un frutto che pare essere stato dimenticato. Dopo un periodo in cui ha vantato uno glorioso successo, oggi è stata letteralmente soppiantata dalle più dolci e succose mele. È in effetti un frutto non semplice: il suo gusto acidulo, astringente, il suo aspetto bitorzoluto e di non facile manipolazione non la rendono molto popolare. Nonostante fosse, come narra la leggenda, il simbolo di Venere, la quale al tempo degli dei, nei banchetti nuziali la  offriva come buon auspicio e simbolo di fecondità, oggi ha perso gran parte del suo smalto: nessuno la consuma più come semplice frutto, perdendo di interesse dal punto di vista commerciale, ed è rimasta relegata solo alla cucina. È utilizzata in particolare per preparazioni di marmellate, cotognate e per la produzione di un liquore; inoltre, grazie alla sua ricchezza di pectine, è impiegata come addensante naturale.

Confettura di mele cotogne e formelle di cotognata 

Cucinata, la mela cotogna perde il suo sapore aspro, diventando dolce e armoniosa, tanto da ricordare il miele. Il gusto acido di questo frutto non deve trarre in inganno: la percentuale di zucchero contenuta da una mela cotogna non è bassa, ma diversamente da altri frutti, quello della cotogna è uno zucchero che si presenta con una catena molecolare più lunga; è questa una particolarità che lo rende non facilmente apprezzabile dalle nostre papille gustative. Attraverso la cottura le lunghe catene glucidiche del frutto crudo vengono rotte, facendo sì che la polpa della mela cotogna acquisti un sapore più dolce e aromatico.
Gli effetti della cottura sulla mela cotogna non si limitano al sapore. Se magiata cruda, essa può provocare una spiacevole stitichezza; mangiata cotta, al contrario, sviluppa proprietà lassative: comoda vero?
Non esiste una sola varietà di mela cotogna: alcune sono piccole, profumate, ma decisamente più aspre e dure, altre invece sono più grandi, lisce, più succose e dolci. 
Quando è ben matura, la cotogna ha un profumo davvero piacevole. Per questa virtù essa risulta essere un ottimo deodorante: un tempo infatti si usava sistemare una mela cotogna negli armadi, così da profumare la biancheria. Posso comunque assicurare che funziona anche per spazi più ampi: posta su un termosifone durante i mesi invernali sprigiona un delizioso profumo nell’ambiente.



Con tutte queste magnifiche qualità mi sembra addirittura svilente ridurla in marmellata;  ma è appunto ciò che vado a preparare. Quest’anno ho trovato delle mele cotogne davvero splendide, grosse e intatte.
Il profumo che ho in cucina già da solo appaga per il lavoro che occorre fare. È una marmellata che occorre curare da vicino perché tende facilmente ad attaccare.


Colazione con confettura di mele cotogne


venerdì 15 novembre 2013

Carta forno e sugo di pomodoro


Oggi stavo preparando una teglia di pasta al forno per domani.
Per la pasta al forno ho la mia teglia preferita. È una bella teglia in alluminio, nel forno è un capolavoro; ma quando devo usarla come oggi per una pasta al forno ho dei tentennamenti. Il sugo di pomodoro a contatto con l’alluminio non è proprio il binomio più salutare. Come fare per mettere tutti d’accordo.
La carta forno!!!! Si appunto la carta forno interposta tra teglia e sugo permette di usare l’alluminio anche per preparazioni a rischio. In questo modo la pietanza può essere lasciata riposare nella teglia anche alcune ore affinché i sapori si possano amalgamare correttamente.

La carta forno va prima ben bagnata e strizzata poi la si posiziona nella teglia e poi la ricetta desiderata. E voilà il pranzo è servito, anche il giorno dopo, e senza rischi per la salute.







Alla prossima
Ciao



lunedì 11 novembre 2013

Crostata di marmellata d'uva e uva



Come di consueto, avevo deciso di iniziare il post con un’immagine che ne riprendesse l’argomento trattato; l’idea era di far vedere una stupenda vigna che c’è proprio nei pressi del luogo in cui vivo. Poi mi sono ricordata che proprio li vicino c’era una cosa ben più degna di essere mostrata e di cui dovremmo tutti essere fieri d’avere. Vi sto parlando del Dolmen di Leucaspide o di San Giovanni.
Un dolmen, come forse molti sapranno, è una costruzione megalitica, cioè composta da grandi blocchi di pietra tenuti insieme senza l’impiego di leganti come malta o cemento. A molti saranno subito venuti in mente quelli del famoso sito inglese di Stonehenge. Sono certamente dei monumenti ricchi di fascino che rimandano la fantasaia ad epoche remote e arcane. Infatti queste particolari costrruzioni  risalgono all’età preistorica e gli studiosi sono tuttora incerti su quale funzione essi avessero; quasi certamente  i dolmen furono luoghi di sepoltura o comunque legati a culti religiosi.
Certo quello di Massafra è un piccolo dolmen, che non può gareggiare con i ben più famosi bretoni ed inglesi. Tuttavia esso, agli inizi del ‘900, attirò l’attenzione proprio di una colta  viaggiatrice inglese di nome Janett Ross. Costei era venuta in Puglia per studiare i luoghi in cui era vissuto Manfredi di Svevia, ma poi affascinata dalle gravine e dalla civiltà rupestre, decise di prolungare  il suo soggiorno nel territorio di Massafra. Qui fu ospite, presso la Masseria di Leucaspide, proprietà di James Lacaita, un italo – britannico; secondo alcuni commentatori dell’epoca una spia inglese.





Il freddo ancora tarda a venire, ma sarà questione di poco ormai. Anche se siamo a fine stagione ho avuto il picere di gustare dell’uva docissima: gradito dono di una coppia di amici, che con un po’ di rammarico mi hanno ricordato che questa è l’ultima della astagione.
Che cosa farne? Certo mangiarla. Ma considerato che, fino alla prossima estate non rivedrò più un chicco d’uva, ho pensato di destinare un po’ di questi ultimi grappoli per qualcosa di speciale: una bella crostata di marmellata di uva ricoperta di chicchi d’uva.
Una torta così, però, sarebbe sembrata davvero un po’ troppo estiva, anche per un autunno stranamente caldo come quello di quest’anno. Così, per diminuire il senso di freschezza dell’uva cruda, ho pensato di guarnire la torta prima di metterla in forno, così da far appassire la frutta durante la cottura e, per far si che si colorisse facilmente, l’ho spolverata con dello zucchero di canna. Il risultato è stata una crostata con dei dolcissimi chicchi d’uva caramellati.



giovedì 7 novembre 2013

Bliz di mele ovvero Torta di mele lampo




Veduta di Vienna
Questo è un periodo che tutto quello con cui ho a che fare mi ricorda il tedesco.
Approfitto quindi di questa mia inclinazione mitteleuropea per inserire una torta che da sempre adoro.
Il nome della torta è Bliz di mele,  “Bliz”in tedesco significa “lampo”. Il nome già predispone bene: finalmente, una torta che si prepara velocemente! Purtroppo, come ho ripetutamente avuto modo di appurare, si mangia altrettanto velocemente. A mia discolpa devo dire che le dimensioni sono ridotte: uso una teglia da 24 cm di diametro, al posto di quella solita da 26.  J

Per questo dolce ancora mele; alterno le Golden a polpa più soda ma leggermente più acidule con le Fuji meno compatte ma più dolci; quindi ho, con la stessa ricetta, due dolci diversi.


Bliz di mele

martedì 5 novembre 2013

Orecchini



Orecchini. Adoro gli orecchini e per questo amo molto crearne sempre di nuovi.
Ogni pietra da una sua impronta, quindi orecchini sempre diversi e sempre in linea con l'occasione e l'umore del momento.

Qui non solo orecchini, ma anche un pendente. Sono in quarzo rosa su filo di rame placcato d'argento. La catenina è un filo d'argento.






Orecchini in pietra di fiume e argento.





Orecchini con una struttura lavorata ad anse, l'ultima delle quali racchiude una perla di vetro.








Portachiavi - tartaruga wire





Sono molto affezionata a questo lavoro, non perché abbia qualcosa in particolare che gli altri non hanno ma perché è stato il mio primo impegno su ordinazione. “È proprio questo che voglio. Così lo avevo immaginato. Sei in grado di farmelo” ed io ci provo ma non garantisco nulla. Devo ringraziare Fili d’Argento dove ho trovato l’esempio da cui prendere spunto.
Serviva un portachiavi e portachiavi è diventato. Oramai sono circondata da tartarughine di ogni tipo, forma e materiali (oltre a quella vera che mi fa tanta compagnia) che il realizzarne una in wire non mi ha nemmeno tanto sorpresa.


Portachiavi tartaruga wire



Che ve ne pare? A me non sembra poi male! L’importante è che sia piaciuta.


È stato un regalo che ho fatto con il cuore. 


Centrotavola fiore con torta piuma









Torta Piuma su un centro lavorato all'uncinetto


Il centro tavola coperto dalla torta eccolo qui. È lavorato all'uncinetto. Visibili i petali del fiore lavorati a gruppi di punti alti. Ha un diametro di 43 cm. È il centro che uso più spesso nelle foto per i miei dolci grazie alle sue ottimali dimensioni.
Quando non è impegnato a farsi fotografare è posizionato sul tavolo sotto ad un vaso di fiori. Non va mai in vacanza.

 
Centrotavola rotondo Ø 43 cm. 





sabato 2 novembre 2013

Timballo di pasta e melanzane


Curiosando tra le mie ricette ho ritrovato questa che anni addietro avevo postato sul forum di Vittoria in cucina. Scusate la fotografia un po’ datata. Nonostante cerchi sempre di conservare scrupolosamente le foto dei miei piatti questo è tutto quello che mi rimane di quel giorno e quindi lo considero un geloso ricordo da condividere con voi. Ho rifatto questa ricetta più volte, ma a rivedere il timballo sul piattino di plastica pronto per essere servito, mi ha fatto affiorare tanti piacevoli ricordi di una lunga e gioiosa giornata estiva con amici e parenti.  Quindi un grazie a Vittoria che mi ha custodito immagine e ricetta.



Timballo di pasta e melanzane

Come dicevo, di solito quando si fa il timballo ci sono tanti commensali; è un piatto tipico delle feste conviviali ed in particolare della Pasquetta, di Ferragosto, o per le gite fuori porta, per questo motivo se ne fa una dose considerevole in modo che tutti possano a piacimento servirsene; nulla vieta però di farlo in quantità moderate, non perde nulla della sua bontà. Non lo possiamo certo considerare un piatto dietetico visto l’abbondanza delle materie impiegate; ma una volta ogni tanto possiamo godercelo in santa pace.


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