Come
di consueto, avevo deciso di iniziare il post con un’immagine che ne riprendesse
l’argomento trattato; l’idea era di far vedere una stupenda vigna che c’è
proprio nei pressi del luogo in cui vivo. Poi mi sono ricordata che proprio li
vicino c’era una cosa ben più degna di essere mostrata e di cui dovremmo tutti
essere fieri d’avere. Vi sto parlando del Dolmen di Leucaspide o di San
Giovanni.
Un
dolmen, come forse molti sapranno, è una costruzione megalitica, cioè composta
da grandi blocchi di pietra tenuti insieme senza l’impiego di leganti come malta
o cemento. A molti saranno subito venuti in mente quelli del famoso sito
inglese di Stonehenge. Sono certamente dei monumenti ricchi di fascino che
rimandano la fantasaia ad epoche remote e arcane. Infatti queste particolari costrruzioni
risalgono all’età preistorica e gli
studiosi sono tuttora incerti su quale funzione essi avessero; quasi
certamente i dolmen furono luoghi di
sepoltura o comunque legati a culti religiosi.
Certo
quello di Massafra è un piccolo dolmen, che non può gareggiare con i ben più famosi
bretoni ed inglesi. Tuttavia esso, agli inizi del ‘900, attirò l’attenzione proprio
di una colta viaggiatrice inglese di
nome Janett Ross. Costei era venuta in Puglia per studiare i luoghi in cui era vissuto
Manfredi di Svevia, ma poi affascinata dalle gravine e dalla civiltà rupestre,
decise di prolungare il suo soggiorno
nel territorio di Massafra. Qui fu ospite, presso la Masseria di Leucaspide,
proprietà di James Lacaita, un italo – britannico; secondo alcuni commentatori
dell’epoca una spia inglese.
Il
freddo ancora tarda a venire, ma sarà questione di poco ormai. Anche se siamo a
fine stagione ho avuto il picere di gustare dell’uva docissima: gradito dono di
una coppia di amici, che con un po’ di rammarico mi hanno ricordato che questa è
l’ultima della astagione.
Che
cosa farne? Certo mangiarla. Ma considerato che, fino alla prossima estate non
rivedrò più un chicco d’uva, ho pensato di destinare un po’ di questi ultimi
grappoli per qualcosa di speciale: una bella crostata di marmellata di uva
ricoperta di chicchi d’uva.
Una
torta così, però, sarebbe sembrata davvero un po’ troppo estiva, anche per un
autunno stranamente caldo come quello di quest’anno. Così, per diminuire il
senso di freschezza dell’uva cruda, ho pensato di guarnire la torta prima di
metterla in forno, così da far appassire la frutta durante la cottura e, per
far si che si colorisse facilmente, l’ho spolverata con dello zucchero di
canna. Il risultato è stata una crostata con dei dolcissimi chicchi d’uva
caramellati.
Crostata con marmellata d’uva e uva.
Chicchi
d’uva bianca e nera
Zucchero
di canna da cospargere sulla frutta.
Imburro e infarino una
teglia da 26Ø
Stendo con il mattarello la pasta frolla; rivesto la teglia con la
pasta. Sistemo bene la pasta lungo le pareti della teglia.La bucherello con una
forchetta in modo che non formino bolle in cottura.
Stempero 4 cucchiai colmi di marmellata in 4 cucchiai di acqua.
Durante la cottura l’acqua aggiunta evaporerà e la marmellata rimarrà morbida e
non si caramellerà.
-
Trovo
fastidioso mordere una fetta di crostata e sentire la marmellata appiccicarsi
ai denti, perché con il calore del forno si è stracotta caramellandosi. -
Sopra la marmellata sistemo a cerchi i chicchi di uva interi,
altrnando quelli bianchi a quelli neri.
Spolvero l’uva con poco zucchero di canna.
Infrono in forno già caldo a 180° per 35 min.
Faccio intiepidire la torta nella teglia, la sformo e la pongo su
una griglia per farla raffreddare completamente.
Alla prossima
Ciao
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