domenica 25 dicembre 2016
domenica 27 novembre 2016
Liebster Blog Award
È stato
davvero un piacere ricevere la nomination per il Liebster Blog Award da infoodveritasblog che ringrazio con vero piacere.
Il mio
blog è davvero piccolino e a volte penso di scrivere più per il mio piacere che
per l'interesse degli altri; fino a quando mi divertirò sarò lieta di tenerlo
in vita.
Non so
cosa preferisco di più tra il viaggiare e lo sperimentare in cucina; questi
sono i due miei amori che alterno e faccio interagire all'interno del blog, a
volte con qualche piccola divagazione sul tema, come piccole scivolate di
percorso.
Ma cerchiamo di non divagare troppo e torniamo a questa iniziativa
che si propone di dare una maggiore visibilità ai piccoli blog che cercano di
farsi conoscere.
Come tutte le iniziative prevede alcune semplici regole:
1.
Ringraziare chi vi ha nominato citando il suo nome e il suo blog e seguirlo
sui social;
2.
Inserire nel post il logo del Liebster Award;
3.
Rispondere alle 11 domande scelte per voi;
4.
Nominare altri 11 blogger che abbiano meno di 200 followers (su FB, G+
o altro..)
5.
Ideare 11 domande alle quali dovranno rispondere i blogger scelti
domenica 9 ottobre 2016
Risotto alla birra con wurstel e porri
Un piacevole
ricordo di una vacanza spensierata a Merano, il risotto con la birra e wurstel.
Ingredienti tipici del luogo, dove birra e wurstel sono di casa. Allora non
avevo necessità di controllare la quantità di ppm negli alimenti.
Grazie alla
birra senza glutine della Peroni prodotta in Puglia mi posso godere il ricordo
di quei giorni con il giusto sapore nel
piatto e in più gioco in casa.
Ho spesso
avuto la fortuna di incontrare persone gentili e squisite che mi hanno rese
partecipe delle loro ricette, e è quello che è successo con questo risotto.
Mentre aspettavo il mio turno in un fornitissimo panificio, indecisa su cosa
comperare tanta era la scelta dei pani che nono conoscevo, sento una signora
che con un marcato accento tedesco invitava una sua amica a preparare questo
risotto. Evidentemente la mia espressione dichiarava esplicitamente la mia
curiosità in merito alla ricetta e lei gentilmente me l'ha spiegata. Torno a
casa combattuta tra l'incredulità e lo stupore di tanta gentilezza, e perciò decisa a provare
questo nuovo risotto. Detto fatto. È piaciuto! Spero piaccia anche a voi.
Considero questo risotto come un piatto unico, quindi abbondo con la quantità
di riso.
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Risotto alla birra con wurstel e porri |
domenica 2 ottobre 2016
Buona festa dei nonni
Tanti cari auguri a tutti i nonni che con la loro presenza ci danno tanta gioia e serenità.
Un grazie per tutto l'amore che ogni giorno ci regalate senza chiedere nulla in cambio.
mercoledì 28 settembre 2016
Arrosto morto
È
davvero divertente giocare con i qui-pro-quo che le parole e i modi di dire
possono creare.
Proprio
oggi mi sono divertita davvero tanto. Ho proposto per pranzo un "arrosto
morto". La faccia dei miei familiari ha assunto una strana espressione,
tipica di chi sta pensando, visualizzando nella mente qualcosa che al
ragionamento razionale pare impossibile in quella situazione. Per rimediare e
chiarire ho aggiunto"in pentola", la situazione non è migliorata,
anzi. Alla fine sento" bella morte, anzi buona". Visto come si andava
avanti decido di spiegare e rendermi importante. "Dicesi arrosto morto,
quell'arrosto cotto in casseruola al posto di cuocere in forno. L'arrosto
assume un colore brunito tanto da ricordare", e aggiungo "vagamente,
un colore a lutto ma, tutto finisce li... morto = cotto in pentola".
Risata
generale. Arrosto morto accettato. Arrosto preparato e gustato con
contorno di patate arrosto, e per non
discriminare nessuno, anche per loro una buona morte in pentola e non al
forno.
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Arrosto morto con contorno di patate e finocchi gratinati |
mercoledì 21 settembre 2016
La Schwarzwälder Kirschtorte, la torta alle ciliegie della Foresta nera.
Ho letteralmente idealizzato
questa zona della Germania. Me la immagino immersa nel verde dove gli alberi
sono così fitti da non permettere al sole di arrivare fino al suolo, tanto da darle
il nome di foresta nera.
Nonostante abbia molto girato, questa zona, pur avendo tanto desiderato non sono mai riuscita a vederla e me la godo attraverso immagini, lungometraggi e i racconti di amici che hanno trascorso periodi di vacanza in paesini che costeggiano questa immensa foresta.
Nonostante abbia molto girato, questa zona, pur avendo tanto desiderato non sono mai riuscita a vederla e me la godo attraverso immagini, lungometraggi e i racconti di amici che hanno trascorso periodi di vacanza in paesini che costeggiano questa immensa foresta.
Non poteva quindi mancare nella
mia cucina la torta della Foresta Nera. Non ho mai mangiato l'originale, quindi
non so se quella che preparo io rispecchi quella prodotta in terra d'origine. Confido
che possa piacere tanto quanto è piaciuta a noi tutti.
La mia versione è senza glutine ma
è facilissimo riproprla anche con
glutine sostituendo al mix di farine 200
gr. di farina per dolci 00.
Mi sono fidata della maestria dello
chef pasticcere Luca Montersino per riprodurla.
Come però spesso accade, ho dovuto
apportare delle modifiche; partendo dalla farina alla crema pasticcera, al
liquore, alla forma e... basta vado a prepare!
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Schwarzwälder Kirschtorte, la torta alle ciliegie della Foresta nera |
martedì 6 settembre 2016
Budino bicolore facile facile
La
mia infanzia è trascorsa tra rubacchiamenti reciproci dai piatti del papà e
della sorella dei budini. Impensabile allora che ci si prendesse la briga di
prepararlo partendo dalle materie prime; quello era il periodo del boom del già
pronto o del quasi pronto. Il budino era il prodotto che a casa andava per la
maggiore, veloce, fresco e soprattutto buono.
Io e mia sorella eravamo le incaricate per la sua
preparazione .
Una sola
volta ci provai a preparalo dalle uova ecc... , e già da allora dovevo capirlo
che avevo il pallino per le cose complicate; eravamo in tre io, mia sorella e
un'amica. Dopo aver pasticciato a lungo avevamo il nostro budino nello stampo a
raffreddare. Come sarà venuto? La domanda che non ci si dovrebbe mai porre,
pena un costante punto interrogativo fisso sulla testa fino a quando assaggi, e
poi assaggia l'una e poi assaggia anche l'altra, ma è buono, e si riassaggia...
il budino non è mai giunto a raffreddarsi completamente, finito prima. Da
allora solo budino in busta!
Un giro al
supermercato e mi ritrovo davanti agli scaffali dei budini, la scritta senza
glutine, come da un po' di tempo a questa parte, attira magneticamente ed
insistentemente la mia attenzione. È senza glutine!? Sì, cercavo un presteso,
uno solo e anche piccolino per calare la mano sulle scatole ed è arrivato
immediatamente. Lo vuoi comperare? Due scatole sono già nel carrello. Cioccolato
e crème caramel. Era quasi una conquista, io e le scatole di budino come tanti
anni fa.
Si prepara
il budino!
Un piccolo
tocco personale concedetemelo, in fondo non c'è da fare un granchè. Unica
accortezza ricordarsi di far raffreddare un poco il primo budino prima di
aggiungere il secondo ed è fatto.
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Budino bicolore |
giovedì 1 settembre 2016
Un pomeriggio al MarTa e Linguine con sugo di cozze
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Scorcio del Mar Piccolo a Taranto con vista dei pali per le cozze |
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Appena entrate ci accoglie la testa bronzea di Eracle |
Questo mi è accaduto questa estate visitando il museo di Taranto, più conosciuto con l'acronimo "MarTa".
Per me il museo di Taranto è il compagno
di una vita. Ci siamo presentati quando avevo solo 10 anni. Con le mie compagne
di classe, vestite con il nostro bel grembiulino bianco ed il fiocco rosa,
accompagnate dalla maestra, facevamo il nostro ingresso in un modo sconosciuto
ma ricco di promesse. La maestra ci aveva spiegato molto e man mano che
proseguivamo nella visita, si dilungava in spiegazioni che spesso non capivo bene,
ma una cosa era certa, mi piaceva quel luogo.
Taranto è una fonte inesauribile di ritrovamenti e proprio in quel periodo ovunque si scavasse affioravano reperti e tombe.
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Vasi porta unguenti e oggetti votivi |
Taranto è una fonte inesauribile di ritrovamenti e proprio in quel periodo ovunque si scavasse affioravano reperti e tombe.
Ritornai spesso a curiosare tra i corridoi del museo in cui trovavo i
reperti che erano stati riportati alla luce dalla tomba nella via... o nella
piazza... luoghi a me fin troppo noti, luoghi della mia quotidianità.
Gli anni sono trascorsi ed io mi sono allontanata da Taranto e anche il
museo l'ho perso un pò di vista, ma ogni volta che lo sentivo nominare era una
gioia, come un qualcosa di mio che il mondo poteva ammirare. A pensarci sembra
sciocco, ma è bello condividere con tanti una gioia simile.
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Tomba dell'atleta di Taranto - L'interno della tomba si può vedere attraverso lo specchio posto sul soffitto |
Cosa mi colpì allora, quando ancora bimba mi affacciai al mondo della
archeologia e della Magna Grecia? La risposta è immediata: la tomba
dell'atleta; ho per anni fantasticato su questo personaggio, l'ho immaginato
mentre partecipava a gare, quando si tergeva il sudore con gli strigili,
provando io un senso di disgusto e quasi dolore al pensiero di quell'oggetto di
metallo sulla pelle e di ammirazione per essere giunto dopo tanti anni a noi.
Per non parlare dei famosissimi ori di Taranto: anelli, collane, bracciali, corone, orecchini e monili che anche oggi farebbero la gioia di molte donne.
Vanto e presti-
gio degli orafi del tempo che abilmente lavoravano l'oro, pietre e i metalli preziosi sino a renderli delle opere d'arte, oggetti di lusso atti ad adornare le nobildonne del tempo. Un'abilità che ha dato notorietà agli artigiani tarantini. D'altronde come potrei non apprezzare e non rimanerne incantata visto che mi sono così appassionata alla lavorazione dei monili. Che siano stati gli ori di Taranto a trasmettermi questo amore? Ma! Chissà?
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ori belli e... |
Per non parlare dei famosissimi ori di Taranto: anelli, collane, bracciali, corone, orecchini e monili che anche oggi farebbero la gioia di molte donne.
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...sempre attuali |
Vanto e presti-
gio degli orafi del tempo che abilmente lavoravano l'oro, pietre e i metalli preziosi sino a renderli delle opere d'arte, oggetti di lusso atti ad adornare le nobildonne del tempo. Un'abilità che ha dato notorietà agli artigiani tarantini. D'altronde come potrei non apprezzare e non rimanerne incantata visto che mi sono così appassionata alla lavorazione dei monili. Che siano stati gli ori di Taranto a trasmettermi questo amore? Ma! Chissà?
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Io Zeus e Ilaria Barulli |
In compagnia di Ilaria Barulli
di Going for a walk? ho rivisto il
museo nella nuova veste. Appena arrivate ci ha accolte il bronzeo Eracle, ma è
stato con Zeus, ritrovato ad Ugento, che, con confidenza forse esagerata, vista
l'importanza divina, abbiamo scattato un
selfie; qui modernità e antichità convivono armoniosamente.
Proseguendo per i corridoi, mi sono persa ad ammirare coppe, statue, vasi dai più piccoli a quelli enormi, bamboline e oggetti votivi, monete, fino ad arrivare ad una bacheca con fibule e spilloni a spirale.
Mi sono fermata ad considerare che i gusti non sono poi troppo cambiati, ho anche io uno spillone simile e dei pendenti con spirali e pietre; quasi comico vero?
E alla fine ecco gli ori che ricordavo.
Belli nella loro raffinata eleganza.
Ma per una appassionata di cucina cosa mi poteva entusiasmare...
due mani che si stringono tra loro, un bronzeo schiaccianoci che ha contribuito a deliziare il palato in sontuosi pranzi.
Proseguendo per i corridoi, mi sono persa ad ammirare coppe, statue, vasi dai più piccoli a quelli enormi, bamboline e oggetti votivi, monete, fino ad arrivare ad una bacheca con fibule e spilloni a spirale.
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Io che ammiro le opere dei mastri orafi del passato e cerco qualche originale spunto |
Mi sono fermata ad considerare che i gusti non sono poi troppo cambiati, ho anche io uno spillone simile e dei pendenti con spirali e pietre; quasi comico vero?
E alla fine ecco gli ori che ricordavo.
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Delicato ed incantevole diadema in oro |
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Una stupenda parure |
Ma per una appassionata di cucina cosa mi poteva entusiasmare...
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Uno splendido schiaccianoci bronzeo |
due mani che si stringono tra loro, un bronzeo schiaccianoci che ha contribuito a deliziare il palato in sontuosi pranzi.
Abbiamo trascorso un pomeriggio vagando tra corridoi, ammirando e
galvanizzandoci ad ogni teca. Pensavamo di aver visto ormai tutto, quando
nell'ultima sala la sorpresa più gradita, la tomba dell'atleta dopo tanti anni
è tornata nel museo ove tutti la possono nuovamente ammirare. Per preservarla è
stato necessario porre dei limiti che i visitatori non possono superare, pena
l'azionamento di un campanello che tradisce l'avvicinamento, uno specchio posto
sopra la tomba permette di vedere lo scheletro che vi è all'interno. È stato
come ritrovare un vecchio amico, ero davvero felice. Ho cominciato a
chiacchierare con il custode e lui mi ha detto che non ero l'unica ad aver
avuto questa reazione, evidentemente è mancato a molti e molti sono stati
felici del suo ritorno.
Siamo uscite dal museo che eravamo elettrizzate. Non sarò una studiosa ma
questa visita mi è nuovamente piaciuta e la consiglierei a tutti e, se anche ad
un solo bambino piacesse come è piaciuto a me, ne sarei davvero felice.
Con questo pensiero positivo termino la mia non scientifica visita al MarTa
per portarvi però ancora tra le bellezze e le leccornie di Taranto, le mitiche
cozze tarantine, piccole ma saporitissime, culto e vanto dei mitilicoltori.
Perchè sono così rinomate ed apprezzate? Come spesso accade, il luogo dove
vengono prodotte da una caratteristica particolare al prodotto finito.
Un mare chiuso, con molte polle d'acqua dolce, i citri, che riducendo la salinità ed abbassando la temperatura dell'acqua rendono il mare particolarmente favorevole per la crescita delle cozze.
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Citro:vortice che si crea sulla superficie del mare in presenza di una sorgente d'acqua dolce sottomarina Mar Piccolo a Taranto - Autore Maximix - creative commons |
Un mare chiuso, con molte polle d'acqua dolce, i citri, che riducendo la salinità ed abbassando la temperatura dell'acqua rendono il mare particolarmente favorevole per la crescita delle cozze.
Linguine al sugo di cozze.(4p.)
300 gr. linguine*
1 Kg. cozze
500 gr. pelati
2 spicchi di aglio
peperoncino
4 cucchiai di olio di oliva
prezzemolo tritato
Gli ingredienti con il simbolo
(*) sono
alimenti a rischio per i celiaci e per essere consumati tranquillamente devono
avere il simbolo della spiga barrata, oppure essere presenti nel prontuario
dell'Associazione Italiana Celiachia, o riportare la scritta "senza
glutine"
Questa ricetta l'ho imparata da una amica/compagna di
scuola tarantina che sapeva aprire le cozze con una maestria unica. Io invece
non sono così brava quindi preferisco farmi aiutare da un pentola e dal fuoco
per aprirle velocemente. Lo so, è un'eresia e la mia amica non mi ha sempre
condivisa. Poi seguendo il forum di Coquinaria
ho imparato un trucchetto per mantenere il profumo del mare, e che qui
condividerò con voi.
Prepariamo il sughetto di cozze.
Pulisco bene le cozze sotto l'acqua e con un
raschietto tolgo tutte le impurità sul guscio. Scelgo una quindicina di cozze,
le più belle e grosse e le tengo da parte.
In un capace pentola metto l'olio e l'aglio, lo faccio
rosolare e vi aggiungo le rimanenti cozze, copro con un coperchio e a fuoco
moderato le lascio aprire. Estraggo i mollusci dalle valve aperte, non uso le
cozze che non si sono aperte spontaneamete.
In una pentola metto l'olio rimasto, l'aglio lo faccio
imbiondire e aggiungo le cozze tenute da
parte, faccio evaporare parte dell'acqua che rilasciano i molluschi. A questo
punto aggiungo i pelati spappolati con una forchetta o passati al passaverdure.
Porto a cottura per qualche minuto ed aggiungo il peperoncino. Non salo perchè
l'acqua dei mitili è già salata; eventualmente dovesse occorrere altro sale lo
si può sempre aggiungere alla fine. Continuo la cottura per circa 15 min.,fino
a che il sugo non raggiunge la consistenza desiderata. Circa 5 min. prima della
cottura del sugo aggiungo le cozze private dei gusci, continuo la cottura.
Aggiungo il prezzemolo solo pochi minuti prima di condire la pasta per
mantenere il profumo di fresco del prezzemolo.
Lesso le linguine in abbondante acqua salata. A
cottura scolo bene la pasta. La sistemo nella pentola di cottura, aggiungo una
parte di sugo evitando di unire le cozze con le valve e le faccio assorbire il
sugo. Impiatto e condisco con il rimante sugo e decoro con le cozze con il
guscio.
Se passate da Taranto non dimenticate di gorevi un
delizioso piatto di cozze.
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Un arrivederci dal Mar Piccolo di Taranto e dalle sue deliziose cozze |
Alla prossima
Ciao
sabato 20 agosto 2016
Summer contest - Curon e il lago di Resia
Il campanile di Curon
e la chiesa sommersa hanno da sempre catturato la mia fantasia. Sapere che per
creare questo lago artificiale, il lago
di Resia, per la produzione di energia idroelettrica, hanno spostato un piccolo paese più a monte ha già di per se un fascino notevole. Il vedere
emergere dal lago il campanile da sfogo alle più ardite fantasie, se poi si
pensa alla leggenda che aleggia sul campanile non si può fare a meno di porsi
in ascolto. La leggenda narra che in alcune giornate d'inverno si sentano suonare le campane del campanile; le campane che dovrebbero rintoccare
furono rimosse dalla loro sede prima di creare il lago che avrebbe sommerso la
chiesa.
con questo post partecipo
al SUMMER
CONTEST
di http://thatisammore.blogspot.it/
Alla prossima
Ciao
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lunedì 15 agosto 2016
Buon ferragosto 2016
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giovedì 28 luglio 2016
Uova sode: la cosiddetta ricetta non ricetta.
Le uova sode sono un
alimento semplice per un pasto veloce e nutriente, da aggiungere allo zaino
quando si va in gita... e molto spesso
usate in cucina per preparazioni più elaborate.
Quando si vuole far
intendere che in cucina non si è capaci di fare quasi nulla si dice "non
sei capace nemmeno di fare un uovo sodo". Questo da ad intendere la facilità
della preparazione; ma sapiamo tutti come fare? Ci sono teorie su teorie, ma
non voglio impelagarmi ne tediare con cotture astruse che possono essere
effettuate solo da chi vuole fare esperimenti.
Cuociamo il nostro
uovo, evitando che si rompa e faccia uscire il tutto nell'acqua di cottura.
A cottura ultimata
vediamo di sbucciarlo senza ridurlo a un ammasso informe che ricorda vagamente
l'uovo che sarebbe stato.
Procediamo.
Si raccomanda sempre
di usare uova non fredde di frigo, ma, se come spesso accade, ce ne ricordiamo all'ultimo minuto? Niete
paura possiamo fare ancora le nostre uova sode.
Preparo 4 uova sode.
In un pentolino, che
le contenga comodamente, metto acqua
fredda in modo che ricopra appena le uova, aggiungo le uova, ed ora posso anche
valutare se l'acqua è troppa o poca. Preferisco aggiungerle con l'acqua già
presente così che non sbattano tra di loro quando aggiungo l'acqua.
Prima di mettere il
pentolino sul fuoco aggiungo un cucchiaino colmo di sale. Il sale serve a
bloccare eventuali piccole rotture del
guscio e permette all'albume di coagularsi velocemente, senza così fuoriuscite immangiabili. Se si teme che l'irreparabile succeda ugualmente e che il guscio si
rompa, aggiungere un paio di cucchiai di aceto, questo permetterà alle proteine
dell'albume di coagularsi ancora più in fretta.
A questo punto
dovremmo essere a posto.
Da quando inizia a
bollire calcolo 10 min. a fiamma dolce; evito di far sbattere le uova contro
le pareti o tra di loro, sempre per evitare le rotture.
Cotte, con un cucchiaio o
un ramaiolo tolgo le uova dall'acqua bollente e le passo in acqua fredda per
fermare la cottura.
Ora arriva la parte
divertente che ho scoperto da poco grazie al forum di Coquinaria.
Come sbucciare le
uova senza romperle.
![]() |
In un bicchiere o un barattolo di vetro metto 2 dita d'acqua fredda, aggiungo l'uovo sodo.
Tappo con una mano e sbatto per
pochi secondi; mi raccomando non troppo
forte altrimenti distruggiamo l'uovo!
Il guscio si sarà rotto, si sbuccerà
molto facilmente.
Ci sono cose che
fanno divertire ed è piacevole condividerle.
Alla prossima
Ciao
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Uova
venerdì 22 luglio 2016
Fave e foglie ovvero purè di fave e verdure di campagna
Il tempo,
nei giorni scorsi, non è stato tra i migliori e noi ne abbiamo approfittato. Il
mare era decisamente da scartare, troppo vento e temperatura, per me,
decisamente troppo fredda. Alternativa, c'è sempre un'alternativa, e stavolta è
stata molto piacevole e ispiratrice. Una scampagnata tra i campi che circondano
la mia città.
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Pianta di sivone |
L'acqua caduta, poca, ma sufficiente per far crescere qualche
deliziosa pianta di cicoria selvatica e di sivoni, non tanti, ma abbastanza per
poter preparare "Fave e foglie"
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Fave e foglie in piatti di ceramica di Grottaglie |
È un
piatto che ricorda periodi in cui ci si doveva accontentare di ciò che la
natura offriva; un tempo in cui la carne era un lusso per i più; in cui i
legumi erano il piatto forte che permetteva di non ammalarsi, un cibo
sostanzioso e che sazia molto.
Una pietanza, oggi, che è presentata nei
ristoranti come una chicca; vanto dei cuochi che con orgoglio la propongono in
menù di prestigio.
Ho imparato
a cucinare questo piatto grazie alla mamma di mio marito, massafrese doc,
ancora ligia alle tradizioni tramandatale dalla sua mamma e dalla suocera. Una
maestra di tutto rispetto.
Come ben sapete io lombarda trapiantata in Puglia ho cercato di far convivere gli usi di entrambe le regioni; non poteva mancare nel mio bagaglio questa illustre ricetta e con soddisfazione posso dire di essere riuscita a proseguire nella tradizione di famiglia.
Come ben sapete io lombarda trapiantata in Puglia ho cercato di far convivere gli usi di entrambe le regioni; non poteva mancare nel mio bagaglio questa illustre ricetta e con soddisfazione posso dire di essere riuscita a proseguire nella tradizione di famiglia.
Tornando
alla preparazione, oggi il modo di cucinarlo è un po' cambiato. Ormai in pochi
possono permettersi un focolaio su cui mettere a cuocere per alcune ore una
'pignata' che pippa dolcemente accarezzata dal fuoco indiretto, al cui interno
le fave, con alcune patate, in acqua e sale, cuociono dolcemente fino a
rendersi talmente tenere da poter essere spappolate con un cucchiaio di legno e
tanto olio di gomito da parte della massaia, il cui vanto era 'non trovare
nemmeno un granello di fava'.
Oggi tra il tempo che non è mai abbastanza, le cucine ultra moderne e attrezzatissime, le pentole che cuociono da sole, il purè di fave lo si prepara anche con la pentola a pressione o per le più irriducibili con una normale pentola facendo però molta attenzione che non attacchino al fondo; garantisco il sentore di bruciato si sente davvero tanto. Anche all'olio di gomito si può ovviare con un buon mixer ad immersione... a volte è davvero bella e comoda la tecnologia.
Oggi tra il tempo che non è mai abbastanza, le cucine ultra moderne e attrezzatissime, le pentole che cuociono da sole, il purè di fave lo si prepara anche con la pentola a pressione o per le più irriducibili con una normale pentola facendo però molta attenzione che non attacchino al fondo; garantisco il sentore di bruciato si sente davvero tanto. Anche all'olio di gomito si può ovviare con un buon mixer ad immersione... a volte è davvero bella e comoda la tecnologia.
Per chi non
avesse la possibilità di reperire le verdure selvatiche ci si può accontentare
di bietoline a gambo sottile (le erbette) e cicorie non cimate in proporzione
di 1a2 per diminuire il sapore amaro della cicoria ma, se si ama il gusto
amarognolo si può usare solo cicoria. Eviterei di usare solo la bietola perchè
non si crea contrasto tra fave dolciastre e bietoline anche loro dolciastre; ma
non è vietato.
Il pepe, nel
purè di fave non viene messo, è un di più, anzi, quando qualcuno esagera, c'è il detto "mette
il pepe anche nelle fave bianche".
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Fave fresche con baccello |
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Fave secche con ancora la pelle sul seme |
Le fave
bianche non sono una particolare specie di
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Fave spezzate |
fave, ma le comuni fave, private
del baccello e messe a seccare intere, su stuoie, al sole;
ormai secche sbucciate e divise in due. Un lavoro lungo che le donne nei tempi passati facevano
nel tardo pomeriggio estivo, quando il caldo incominciava a diminuire;
lavoravano e chiacchieravano tra loro; in compagnia passavano il tempo e
preparavano le fave per l'inverno.
venerdì 15 luglio 2016
Crespelle al grano saraceno alle erbette
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Pianta di grano saraceno Disegno di Arianna Gusmeroli |
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A volte ho la smania di provare nuovi sapori, nuove preparazioni,
insomma qualcosa che messo in tavola risponda come un catalizzatore per vivere
un paio d'ore in serenità intorno a una tavola imbandita. Non è necessario che sia
un giorno di festa, occorre solo che ci si senta in festa e tutto viene
naturalmente.
Sfogliando un, decisamente grande, libro di cucina di quelli che
si usavano tanti anni fa, ho trovato una ricetta di crespelle di cui mi sono
subito innamorata.
Se poi aggiungiamo la spinta francesce per le crepes con la farina
di grano saraceno, di cui avevo letto e desideravo provare, ecco che nascono
queste crespelle alle erbette.
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Avete notato che deliziosa forma triangolare hanno i chicchi di grano saraceno. |
Natualmente io le ho preparate senza glutine, ma sostituendo la
farina di riso e tapioca con farina di frumento OO abbiamo le classiche
crespelle al grano saraceno. ☺
Con queste dosi ne ho ottenute 24
Crespelle: 2
uova grandi
100
gr. farina (90 gr. farina di riso finissima+10 gr. farina di Tapioca)*
40
gr. farina di grano saraceno bianco *
350
gr. latte
1
cucchiaio di prezzemolo tritato
noce
moscata
2
cucchiai di parmigiano grattugiato
pepe,
sale
burro
per cuocere le crespelle
Ripieno: 700
gr di erbette pulite o spinaci puliti( Erbette: tipo di bietola ma con gambo e foglia sottile dal sapore più delicato, usate qui in Puglia in abbinata con le cicorie come supporto al purè di fave "fave e foglie")
150
gr ricotta
3
cucchiai di provolone o in mancanza parmigiano
1
uovo
20
gr burro
cannella
in polvere
noce
moscata
sale, pepe
Gli ingredienti con il simbolo
(*) sono
alimenti a rischio per i celiaci e per essere consumati tranquillamente devono
avere il simbolo della spiga barrata, oppure essere presenti nel prontuario
dell'Associazione Italiana Celiachia, o riportare la scritta "senza
glutine"
Preparo le crespelle.
In una ciotola, con la frusta, lavoro le
uova, aggiungo le farine, diluisco con il latte mescolando in modo da non
creare grumi. Metto l'impasto in frigorifero per 30 min. a riposare.
Preparo il ripieno.
Scotto in acqua salata le erbette o gli
spinaci. Li scolo bene in modo da far perdere gran parte dell'acqua di cottura.
In una padella capiente metto il burro e
le erbette e le faccio rosolare per 3-4 min. in modo che si asciugano ancora.
Le trito.
In una ciotola verso le erbette e vi
aggiungo la ricotta maneggiata, il provolone grattuggiato, l'uovo, la cannella
in polvere, il sale, il pepe e una grattata di noce moscata. Amalgamo bene il
tutto e pongo in frigorifero.
Riprendo il composto di uova per le
crespelle e vi aggiungo il parmigiano, il prezzemolo tritato, la grattatina di
noce moscata, il sale e il pepe. Mischio bene.
In una padella da 18 cm. ∅
metto un pezzettino di burro e lo distribuisco su tutta la superficie, quando è
ben caldo ma senza far bruciare il burro aggiungo un mestolino di composto di
uova e faccio una frittata sottile e tonda. Cotta da una parte la giro e
continuo la cottura dalla seconda parte.
Su ogni crespella sistemo una
cucchiaiata di ripieno, le ripiego a saccottino e le sistemo in una teglia.
Inforno per 30 min. a 180°, o fino a che sono ben gratinati.
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Alla prossima
Ciao
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